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Portate ad ebollizione l’acqua insieme alla margarina o allo strutto.
Spegnete, versate in un solo colpo la farina, salate, riaccendete la fiamma a fuoco medio, mescolate con energia fino a quando sentite sfrigolare leggermente, quindi spegnete di nuovo. Mettete il composto in una terrina e lasciate raffreddare, o in alternativa mettetelo nell’impastatrice.
Incorporate ad una ad una le uova, senza aggiungere la successiva se la prima non è stata bene amalgamata; se usate l’impastatrice quest’ultima operazione non serve.
Aiutandovi con una tasca da pasticcere, su una placca da forno foderata di carta forno disegnate delle ciambelle con l’impasto, distanziandole opportunamente perché in cottura tendono a gonfiarsi circa il doppio del volume iniziale. Ponete in forno a 180° ad asciugare per dieci minuti, fino a quando non si sono gonfiate.
Togliete dal forno, lasciate raffreddare un pochino, quindi in una capace pentola friggete poche zeppole per volta. Meglio ancora se avete la friggitrice: impostatela sui 180° C. Scolatele su carta assorbente e lasciatele raffreddare.
Decorate ogni zeppola con un velo di crema pasticcera e con alcune amarene candite.
Le zeppole sono diffuse in tutto il Meridione d’Italia e le ricette principali sono due: quelle di Bari e le loro degne “antagoniste” napoletane. L’etimologia della parola (già attestata nel latino tardoantico dl VI sec) non è chiara: secondo alcuni rimanderebbe a “zeppa”, pezzetto di legno che si usa per chiudere una fessura o per correggere l’appoggio dei mobili; altri invece propendono per la derivazione dal nome Giuseppe. In Sardegna si preparano invece le zippulas, dolci preparati in occasione del Carnevale.A Giovinazzo la sera di San Giuseppe è usanza che il prete si rechi a benedire alcuni altarini privati; in quest’occasione vengono benedetti anche dei piccoli pani votivi, i tarallini ed i cuoricini di San Giuseppe, impastati dalla padrona di casa, che li offre ai suoi ospiti dopo la benedizione. Nelle giornate di temporale si usa ancora lanciarli in strada per chiedere il ritorno del sereno.
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